Con l’acquisizione di Novero, Marcegaglia punta alle 100mila tonnellate
A seguito dell’acquisizione di Novero da parte del gruppo Marcegaglia abbiamo intervistatoRoberto Ferrari, chief operations officer di Marcegaglia Carbon Steel tube division e Presidente di Marcegaglia-Novero SpA.
Marcegaglia è azienda leader nel mondo dell’acciaio: in che modo l’acquisizione di Novero ne rafforza la posizione e quale opportunità di sviluppo genera la nuova grande capacità produttiva nel settore dei tubi trafilati? Si tratta di un’operazione finalizzata all’aumento della capacità produttiva del gruppo, e di Marcegaglia Carbon Steel nello specifico, nell’ambito della produzione dei tubi trafilati: all’interno del network Marcegaglia i tubi trafilati sono lavorati nello stabilimento di Boltiere, che realizza delle performance produttive molto alte (solo nel 2017 ha registrato un livello di produzione pari a sei volte l’output di Novero). Partendo da questi risultati si è sentita l’esigenza di ampliare la capacità produttiva e il gruppo ha optato per la scelta di acquisire Novero SpA. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a produrre 100mila tonnellate di tubi trafilati a freddo in Italia. Inoltre, come è emerso durante la due diligence, l’operazione assume un valore strategico importante in quanto Novero è già cliente di Marcegaglia Casalmaggiore, che produce i tubi sbozzati che alimentano sia l’unità produttiva di Boltiere, sia di Novero. Pertanto, questa acquisizione rappresenta anche una scelta positiva in termini di verticalizzazione produttiva che, grazie all’aumento di produzione programmata di Novero, permette una riduzione dei costi di Marcegaglia Casalmaggiore.
Novero ha base a Rivoli (TO): quali sono le ricadute di tale acquisizione per il territorio piemontese? Marcegaglia ha anche uno stabilimento a Dusino San Michele: che ruolo gioca il Piemonte nelle strategie produttive dell’azienda? Le acquisizioni che hanno contribuito a triplicare la produzione dello stabilimento di Dusino San Michele hanno a loro volta determinato un aumento del numero dei collaboratori. Su questa base, anche l’operazione Marcegaglia-Novero potrebbe generare un aumento della forza lavoro. Riteniamo che la produzione in Piemonte sia importante per la localizzazione, anche se entrambe le aziende sono rivolte fortemente all’esportazione.
Il mondo dell’acciaio si sta preparando ad affrontare nuove sfide, prima fra tutti quella dei dazi: quali sono gli scenari possibili secondo lei? In più occasioni il nostro gruppo si è espresso in senso contrario rispetto alle posizioni protezionistiche che con l’imposizione di dazi su alluminio e acciaio favoriscono i produttori, oltre a rischiare di danneggiare pesantemente l’occupazione nel nostro Paese. Da parte nostra, in quanto “trasformatori” – lavoriamo annualmente oltre cinque milioni di tonnellate di acciaio – abbiamo chiesto in Federacciai di utilizzare la clausola di salvaguardia, applicando una «quota globale» all’import di coils a caldo in Europa in compensazione di quello diretto negli Stati Uniti, mentre in Eurofer si opta per una quota «per Paese», che penalizzerebbe i trasformatori come noi, alzando i prezzi per l’industria della trasformazione. Questo è il motivo che ha generato il nostro dissenso verso la linea che si è imposta in Federacciai, favorevole all’introduzione di quote per l’importazione di acciaio diverse da Paese a Paese sulla base del livello dell’importazione media negli ultimi tre anni, visto che parte della produzione bloccata dai dazi americani (circa il 25%) si riverserà in Europa. Marcegaglia è in linea di principio contraria ai dazi, in particolare se praticati per favorire i produttori. Non bisogna perdere di vista il fatto che l’Italia è deficitaria sulla bilancia produzione-trasformazione, nel senso che produce molto meno acciaio di quello che trasforma, con canali di acquisto extraeuropei attivi da anni. Di norma il protezionismo porta a una maggiore inflazione e, quindi, a un danno per il consumatore.
A seguito dell’acquisizione è stata annunciata una maggiore produzione di tubi trafilati, per un giro di affari superiore ai 40 milioni di euro. Perché i tubi trafilati svolgono un ruolo così importante nel settore dell’acciaio e del tubo? Il tubo trafilato, da tubo saldato ERW, sta registrando tassi di crescita interessanti in quanto è incrementata la domanda di questo prodotto da parte del settore automotive, della cilindristica e di molti altri. Inoltre, grazie alle innovazioni di processo, oggi si possono realizzare forme di tubo trafilato molto particolari e differenti dal tradizionale tubo tondo, che rispondono al meglio alle richieste del mercato.