La stagnazione è la minaccia per le aziende europee nel 2019?
Cosa sta succedendo alla produzione e al commercio europei di macchine utensili? Dopo un record nel 2018, le previsioni per il 2019 sono ampiamente preoccupanti, perché prevedono una sostanziale stagnazione, come si può leggere all’interno di questo numero della rivista in cui è possibile trovare resoconti dell’assemblea generale CECIMO, l’Associazione dei produttori europei e della sua controparte italiana, UCIMU.
Proprio come un ottovolante, i numeri dipingono per il 2018 una crescita ad alto tasso, e per il 2019 una calma costante: durante la sua Assemblea Generale a Rüschlikon, CECIMO ha annunciato un fatturato per il 2018 di € 27,5 miliardi, che è del 9% più alto rispetto al 2017. Questo assicura una quota di mercato del 35% nella produzione globale di macchine utensili. Ma il rallentamento del commercio globale e l’indebolimento del sentiment aziendale sono pesanti rischi al ribasso per i produttori europei di macchine utensili: per il 2019 si prevede una crescita piatta.
In Italia la situazione è la stessa: partendo dal più alto livello di sempre, la caduta è ancora più acuta. I risultati del 2018 dell’industria italiana delle macchine utensili, dei robot e dell’automazione sono di gran lunga i migliori mai raggiunti: sono stati registrati aumenti a due cifre per quasi tutti i principali indicatori economici, estendendo così la tendenza ampiamente positiva iniziata nel 2014. Quarta in classifica tra i paesi manifatturieri, l’industria italiana del settore ha confermato il suo terzo posto tra i paesi esportatori, rafforzando anche il quinto posto nella graduatoria dei consumi, a testimonianza del dinamismo della domanda interna che ha approfittato delle disposizioni incentivanti per la competitività (Industry 4.0 / Enterprise 4.0). D’altro canto, le previsioni per il 2019 mostrano una battuta d’arresto, per la prima volta dopo 5 anni, principalmente a causa di una situazione di incertezza e instabilità, sia nel mercato interno che in quello estero.
Come puoi leggere e valutare questi risultati? Difficile da dire, perché la medaglia ha sempre due facce. Da un lato, infatti, non possiamo dire che queste previsioni siano elettrizzanti, stagnazione o crescita costante sono sempre parole preoccupanti. D’altra parte, tuttavia, la situazione internazionale è così difficile e imprevedibile che anche la stagnazione può essere valutata come un risultato positivo di tutti i fattori in gioco, poiché la situazione generale è più complicata rispetto a qualche mese fa.
Le aziende sono a una svolta decisiva: gli investimenti per soddisfare le richieste di Industry 4.0 sono enormi e il bisogno di competenze da parte di tecnici e lavoratori è ogni giorno più significativo, in un modo che è difficile per loro incrociare i requisiti con la disponibilità. È giustificabile, infatti, una fermata di fronte al punto di svolta, giusto per vedere dove il percorso potrebbe portarci a breve termine. La questione non riguarda solo le aziende: i produttori e le industrie devono seguire il progresso tecnologico, ma migliorare le capacità dei lavoratori e creare nuovi non è solo un compito dei datori di lavoro. Se devono aiutare i propri dipendenti ad acquisire nuove competenze, la formazione di nuove generazioni di lavoratori è responsabilità del sistema educativo dei diversi paesi. E, se il mercato del lavoro è almeno continentale, se non globale, i sistemi di formazione e istruzione sono ancora frammentati tra paesi e regioni, rendendo impossibile trovare un livello comune tra i lavoratori in Europa. Alcuni Paesi, come l’Italia, stanno ancora inseguendo affannosamente nella formazione delle nuove generazioni, insegnando materie che sono vecchie di decenni.
E, come puoi leggere nel rapporto CECIMO pubblicato in avanti, questo è il punto cruciale per il futuro della produzione in Europa.