Le industrie europee per un’ambiziosa strategia industriale dell’UE
Industry4Europe, una coalizione di 149 associazioni di settore che rappresentano la diversità della base industriale dell’UE, ha pubblicato il suo nuovo documento congiunto “Una strategia a lungo termine per il futuro industriale dell’Europa: dalle parole all’azione”. Attraverso raccomandazioni intersettoriali, la coalizione Industry4Europe contribuisce alla futura strategia industriale dell’UE annunciata dal presidente della Commissione europea eletta Ursula von der Leyen.
Il documento comune presenta proposte concrete di politica industriale in sette settori prioritari; contesto politico favorevole alle imprese, sostenibilità nel nucleo aziendale, capacità e formazione potenziate, ricerca e innovazione migliorate, investimenti e migliore accesso ai finanziamenti, rafforzamento del mercato unico europeo e rafforzamento degli scambi e dell’accesso al mercato internazionale.
Le 149 organizzazioni industriali dietro Industry4Europe si uniscono nei loro ripetuti appelli per una strategia industriale UE ambiziosa ea lungo termine che deve aiutare l’Europa a rimanere un hub per un settore leader, intelligente, innovativo e sostenibile, che offra posti di lavoro di qualità e benefici a tutti gli europei e al futuro generazioni.
“Con la sua forza lavoro qualificata e la sua reputazione globale per qualità e sostenibilità, la nostra industria è vitale per l’Europa e la sua prosperità”, ha affermato Philippe Citroën, coordinatore della coalizione Industry4Europe. “L’Unione europea ha bisogno di una strategia industriale ambiziosa ora per competere con altre globali regioni che hanno già posto l’industria in cima alla loro agenda politica. È essenziale per una politica industriale orizzontale, coerente e mirata per sostenere la spina dorsale dell’economia europea e proteggere i cittadini e l’ambiente globale ”.
La presidente eletta von Der Leyen della Commissione europea ha affermato chiaramente nei suoi orientamenti politici per il prossimo mandato che avrebbe “presentato il mio piano per un’economia pronta per il futuro, la nostra nuova strategia industriale”. La coalizione Industry4Europe accoglie con favore questa ambizione e spera che le sue raccomandazioni politiche esplicite trovino un posto centrale in qualsiasi strategia industriale a lungo termine che provenga dalle istituzioni dell’UE.
La coalizione di Industry4Eeurope non vede quindi l’ora di lavorare con tutti i responsabili politici – in particolare i vicepresidenti esecutivi designati Valdis Dombrovskis e Margrethe Vestager e il commissario Thierry Breton – per discutere e attuare una strategia industriale dell’UE tanto ambiziosa e tanto necessaria.
Per quanto riguarda la risposta della Politica, essa arriva in parte dalla presa di posizione del MEP Massimiliano Salini, membro della DG Industria e Turismo nella scorsa legislatura e relatore della legge di finanziamento dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea: “La minaccia per l’imprenditoria europea oggi è costituita da due grandi fattori: i prezzi della produzione in Cina, con molte aziende che cedono alle sirene della delocalizzazione, e la concorrenza sleale che subiscono le nostre imprese sui prezzi. Questo secondo fenomeno è più semplice da comprendere e forse da contrastare. Quello veramente tragico è che ci si aspetterebbe una reazione dalla politica. Che chiunque cerchi il prezzo basso è normale, ma è li che deve intervenire la politica. Se un produttore ha bisogno di comprare acciaio e l’acciaio turco costa 340 mentre quello di un produttore europeo costa 500, mi possono dire fin che vogliono che devo privilegiare il Made in Italy, ma se io ho bisogno di fare economie alla fine sceglierò sempre quello che costa meno, anche se straniero. Se la politica vuole aiutare il Made in Europe o il Made in Italy deve fare in modo che l’acquirente possa permettersi acciaio italiano. In Germania per esempio ci sono compensazioni sui costi dell’energia (la produzione di acciaio è decisamente energivora). Ma è chiaro che certe scelte devono essere fatte a livello comunitario: perché in certi Paesi sono attive le compensazioni e in altri no?”.
Salini traccia poi un quadro sulla protezione e sui dazi: “Tutti i mercati si proteggono mentre in Italia non c’è reazione protettiva. Dobbiamo proteggerci dalla Cina dove le regole di mercato non sono rispettate: prezzi sbagliati, intervento dello Stato là dove non deve esserci. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, la cosa è diversa: i dazi USA sono contro l’Europa, il che è assurdo. È una guerra interna all’Occidente scagliata contro chi rispetta le regole di mercato. Non ce lo meritavamo, soprattutto in Italia, perché qui la gente lavora e siamo primi in Europa per la sostenibilità. Bisogna reagire. Bisogna capire che senza le imprese il Paese muore. L’80% dei posti di lavoro in Europa è nelle PMI”.
Per quanto riguarda l’Italia, l’urgenza è pressante, sempre secondo Salini: “Un paese che deve recuperare 23 miliardi per la manovra e decide di prenderli andando sulle imprese non è un paese che le sostiene. Io frequento il mondo delle imprese, soprattutto in Italia. Questo significa che, soprattutto in Italia, vedo cose che non si vedono in giro per il mondo. La concentrazione di qualità e innovazione che si vede in Italia è eccezionale. Però abbiamo uno degli stati più anti impresa che esistano, la correlazione scuola-impresa non funziona a confronto, per esempio con la Germania, e manca la formazione dei tecnici. Italia investe in pensioni il 19% del PIL e il 3% in educazione: è uno squilibrio inaccettabile per un Paese che vuole valorizzare la propria capacità innovativa e produttiva. Bisogna costruire bene l’alternanza scuola lavoro, perché quello che fa la differenza è che lo studente vive a contatto diretto con la testimonianza di vita e lavoro dell’imprenditore”.